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Sul diesel in grande crescita torna l'ombra del superbollo
Pubblicata il 03/03/2003
Nel 2002 in Italia la quota delle auto diesel è salita al 43,55%; nel 2003 continua a crescere e, a fine anno, potrebbe superare il 50% (come già avvenuto in Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo e Spagna). L'ascesa del diesel, dunque, continua. Il Fisco. Conviene ai consumatori e conviene alle case, ma qualcuno che ci rimette deve esserci: è il Fisco. I diesel hanno due difetti per l'Erario (pregi per automobilisti e ambiente): consumano meno e per giunta il carburante ha una tassazione più leggera. Oggi su un litro di benzina gravano 0,72 centesimi di imposte, su un litro di gasolio 0,55. La differenza moltiplicata per milioni e milioni di litri fa una bella cifra che non entra nelle casse dello Stato. Inoltre i consumi di benzina calano, quelli di gasolio crescono. Il guaio (sempre per l'Erario) è che non è opportuno aumentare la tassazione sul gasolio: si darebbe una mazzata al trasporto merci che usa quasi esclusivamente diesel e ha già i suoi problemi. E allora? La storia. La questione non è nuova. In Italia il diesel aveva già avuto una lunga e fortunata stagione, iniziata negli anni 70 con le prime innovazioni nei motori a gasolio per vetture e stroncata nella seconda metà degli anni 80, quando la quota del diesel aveva superato il 26%: la stroncatura venne dal Fisco, che aumentò ulteriormente nell'88 il superbollo (la sovraimposta annuale che si aggiungeva al bollo, introdotta nel 1976 e già rincarata nel '77 e nell'83). La quota dei diesel precipitò. Nel '92 il superbollo venne eliminato per le vetture ecodiesel di nuova immatricolazione (ma non per quelle già circolanti) e la corsa ricominciò corroborata da una formidabile serie di innovazioni tecnologiche in gran parte di marca italiana. Oggi. Ora il problema per il Fisco si ripresenta, ma la situazione è molto diversa: nel 2003 si immatricolerà un'auto a gasolio ogni due e non più una ogni quattro (come negli anni 80). Inoltre il fenomeno della crescita del diesel non è solo italiano bensì europeo e va nella direzione di diminuire i consumi di carburante e ridurre l'inquinamento. E il Fisco? Il nostro consiglio è che lasci perdere. Con l'economia mondiale, europea e italiana in rallentamento un ridimensionamento delle imposte complessivamente pagate sui carburanti fa bene ai consumatori, all'economia e anche alle casse dello Stato. Favorisce infatti lo sviluppo economico e genera quindi per altra via nuovo gettito per l'Erario.
Gian Primo Quagliano
Gian Primo Quagliano
Estratto da:
Il Sole 24 Ore